Una favola che favola non è
di Pierfranco Bruni
Il tempo ha lasciato tra gli aquiloni i colori della sera. Si è fatto tardi. Devo improvvisare un monologo e poi recitarlo. Come è buffa la vita. Comincia un viaggio.
I viaggi sembrano interminabili quando si è alla stazione in attesa del treno. Quando senti il fischio è già un trascorso che si riempie di stupore. Lo stupore del viaggio. Della partenza! Un andare che ci condurrà verso una meta.
Caro scrittore noi viaggiamo e i popoli viaggiano e le civiltà mutano. Ogni viaggio diventa sempre un viaggio dentro fino al punto di vivere accanto e di capire che senza viaggio non avrebbero senso neppure le favole.
Vero! Tu scrittore caro hai raccontato il viaggio perché sei stato sempre in viaggio e nulla ti ha mai fermato. Hai viaggiato per mestiere ma anche per impazienza. Perché?
Perché impazienza è non saper abitare un luogo nel quale si nasce. Andare via. Si va via dal proprio paese e si diventa altro. Quando si ritorna non si trova ciò che avevamo lasciato. Perché la vita è sempre attraversata dal tempo.
Il tempo?
Il tempo. Si il tempo. Ciò che oggi siamo va nell'oblio. Si dimentica. Si perde. Perdiamo anche la memoria del tempo che è stato.
Perché si scrive un libro che porta il titolo IL VIAGGIO ACCANTO?
Per non dimenticare?
Ascolta. Voglio raccontare una favola. Non quella di Alice nel paese delle meraviglie. La conosciamo e poi tu ne parli nel libro.
Ascolta.
C'era una volta una principessa che portava negli occhi il mare perché aveva sempre abitato in una casa la cui finestra era aperta sulle onde. Si era innamorata di un marinaio arrivato di passaggio dalla Turchia. Lei era una principessa albanese che amava tanto le canzoni e le musiche del Mediterraneo. Si erano incontrati e fu attrazione. Ma lei era Albanese e lui Ottomano. Non potevano condividere questo amore e questa passione.
Lui ripartì e tornò in Turchia.
Lei rimase ad aspettarlo sulle rive della Magna Grecia.
I loro popoli erano in guerra. Ma cosa accadde? Una notte giunse al Castello della principessa un'aquila e le parlò dicendole:
"Non tempo passerà
Che il prode guerriero
Ritornerà
Perché amore vince
E vince sempre
Anche quando il buio sembra restare senza aurora
E doni porterà per restare con la sua principessa che guarda il mare e danza con le rose di sabbia tra i deserti dell'anima. Non scoraggiarti mia principessa.
Io Aquila sono giunta a te per annunciarti il suo ritorno... ".
Così fu.
In una notte di luna in tempesta il marinaio turco bussò alla sua finestra...
È una favola? La favola bella che ieri ci illude e che ora continua ad illuderci.
Si una favola. Ma i viaggi sono fatti di favole. Sono a volte favole.
Chiediamolo allo scrittore che ha scritto il suo VIAGGIO ACCANTO.
Allo scrittore non bisogna mai chiedere perché ha scritto un libro. Scrive perché ha bisogno di toccare il visibile e l'invisibile. Come Ulisse.
Il viaggio accanto che viviamo è il viaggio alla ricerca di tutto ciò che è perduto.
Ma non esiste ciò che è perduto. Altrimenti Itaca non avrebbe senso.
Già. Itaca! Abbiamo bisogno di una Itaca per non sentirci soli smarriti sconfitti. Itaca è il ritorno ma è anche la vittoria.
Ciò che noi cerchiamo in fondo è nostro padre nostra madre. Le radici!
"Ho cercato il mio viaggio e ho ritrovato i ricordi.
Li ho visto danzare sotto la luna dell'ultimo giorno di maggio.
Avevano ombre e bellezza.
Avevano luci e buio.
Ho cercato sempre la mia Itaca dal giorno che il mare mi ha portato oltre.
Ho vissuto il tremore delle onde e le paure degli scogli.
Ho vissuto la grotta chiusa osservando gli orizzonti che conducono a Penelope.
Il mio viaggio è l'accanto del mistero.
Siamo mistero e siamo dubbio.
Siamo incerti e siamo nuvole.
Ma Itaca ci aspetta.
Itaca mi aspetta anche quando il silenzio prende il sopravvento.
La mia isola è la memoria di mio padre.
La mia terra è la consolazione di mia madre.
Non potrei vivere senza pensare al viaggio.
Sarà un viaggio accanto e a volte dentro.
Non temere. Non temere mai il mare quando porti in te la luce".
Siamo giunti al porto?
Al porto siamo giunti e ancora ascoltiamo il mare e viviamo il viaggio.
Noi siamo viaggio perché resta la meta e il sogno. L'infinito e il ritorno.
SIAMO UN VIAGGIO. UN VIAGGIO ACCANTO E ABBIAMO TANTA PAZIENZA.
La pazienza?
Si abbiamo bisogno di tanta pazienza.
Tu caro scrittore sei stato tante volte in Turchia e hai viaggiato il Mediterraneo ma il tuo vero viaggio è quello che porti accanto.
Lo so e lo abbiamo capito. Ecco perché il tuo compagno senza bussola resta Ulisse.
Omero!
Siamo figli di civiltà sepolte?
Non solo la Grecia. Ma tutto il Mediterraneo porti in te. I canti sufi! Persiani! La Persia il mondo arabo e la Grecia incontrano gli Occidenti.
Tu lo scrivi nel tuo libro.
I canti sufi...
Il senso assoluto. Dell'Assoluto. E poi gli arabi. Sono intrecci e incroci di popoli e di civiltà. Ma in te cosa c'era Penelope Didone o Cleopatra?
In te ci sono le favole. La vita è la favola che ritrovi nel sogno? Forse?
"Avrai il faro della costa nei tuoi sguardi.
Ti guiderà come il sogno di Pitagora.
Sei armonia e incanto ma sai essere anche disarmonia e disincanto.
Mai due amore.
Vivi adesso. Vivi adesso per non smettere di vivere nella morte.
Il tempo ti cammina senza pensarti e pesarti.
Ci saranno memorie.
Di epoche.
Tu sarai sempre il viaggio accanto.
Ora la luna è scesa sullo Jonio.
Le barche sono giunte alla deriva.
Il linguaggio che pensavamo dimenticato non si dimentica mai.
Le favole sono di mare e di bosco.
Sono miti e miti sono fatti di riti e si ripetono. Come sempre.
Ma noi siamo un viaggio.
Un viaggio accanto! ".
Hai ascoltato dunque il fischio?
Nella vita altri fischi si ascolteranno.
Altri treni ci saranno. Altri treni passeranno senza fermarsi alla nostra stazione e altre stazioni resteranno senza alcun passaggio di treni.
Come i porti e le navi.
Anche i porti aspettano navi. Anche le navi che hanno attraversato i venti d'altura cercheranno porti. Le stazioni e i porti.
Mentre gli aerei tagliano il vento.
Già! Ma noi siamo qui.
Con il nostro viaggio.
VIAGGIO ACCANTO!
Il viaggio accanto permette di ascoltare gli echi. Giungono da distanze antiche.
Tra gli echi che non smettono di lasciarsi ascoltare ci sono le voci di mia madre e di mio padre. Arrivano con il vento del Sud e con le maree del Mediterraneo. Li ascolto mentre salgo la scalinata di Trinità dei Monti.
I ragazzi cantano. Hanno suoni. Grazie dei fiori. A volte anche le canzoni di un principe che giocava a guardie e ladri. Il tempo di appartenere alla morte e al canto di "Malafemmena" diventano un sogno e un passo.
Il viaggio accanto è tutto ciò che si vive o tutto ciò che resta vivo per non smarrirsi con la morte. Ma dove finisce il viaggio accanto è comincia il viaggio dentro?
Ciò che il viaggio dentro mi sussurra strazia lo scrittore e lacera l'uomo.
Una voce sottile sussurra:
"QUANDO MIO PADRE LEGGEVA CAROLINA INVERNIZIO ERA UN TEMPO DISTANTE. LONTANANZE. POI LESSE ADDIRITTURA GUY DE MAUPASSANT E LA STORIA FU UN AMORE FOLLE. VEDI COM'È PASSATO IL TEMPO? MA A CHI LO DICO?
QUANDO MIA MADRE ASCOLTAVA IL TANGO DELLE CAPINERE IO ERO APPENA NATO. ANCHE QUESTO TEMPO È ANDATO VIA. MA A CHI RACCONTO TUTTO CIÒ?
AL MIO VIAGGIO... ".
Ecco...
La voce eco è una trama passeggera di nostalgia...
Il treno dunque fischia sempre in arrivo e in partenza...
Anche la nave...
Il viaggio è un viaggiare e resta tale sino al giorno in cui non ci sarà più viaggio...
Ma questo signori miei è impossibile.
Avete udito?
IMPOSSIBILE!
OGNUNO DI NOI È UN VIAGGIO ACCANTO...
Occorre sempre alla prima fermata scendere. Guardarsi intorno e poi decidere di risalire o di proseguire con i propri passi il VIAGGIO che abita il nostro cuore.
di Pierfranco Bruni
Il tempo ha lasciato tra gli aquiloni i colori della sera. Si è fatto tardi. Devo improvvisare un monologo e poi recitarlo. Come è buffa la vita. Comincia un viaggio.
I viaggi sembrano interminabili quando si è alla stazione in attesa del treno. Quando senti il fischio è già un trascorso che si riempie di stupore. Lo stupore del viaggio. Della partenza! Un andare che ci condurrà verso una meta.
Caro scrittore noi viaggiamo e i popoli viaggiano e le civiltà mutano. Ogni viaggio diventa sempre un viaggio dentro fino al punto di vivere accanto e di capire che senza viaggio non avrebbero senso neppure le favole.
Vero! Tu scrittore caro hai raccontato il viaggio perché sei stato sempre in viaggio e nulla ti ha mai fermato. Hai viaggiato per mestiere ma anche per impazienza. Perché?
Perché impazienza è non saper abitare un luogo nel quale si nasce. Andare via. Si va via dal proprio paese e si diventa altro. Quando si ritorna non si trova ciò che avevamo lasciato. Perché la vita è sempre attraversata dal tempo.
Il tempo?
Il tempo. Si il tempo. Ciò che oggi siamo va nell'oblio. Si dimentica. Si perde. Perdiamo anche la memoria del tempo che è stato.
Perché si scrive un libro che porta il titolo IL VIAGGIO ACCANTO?
Per non dimenticare?
Ascolta. Voglio raccontare una favola. Non quella di Alice nel paese delle meraviglie. La conosciamo e poi tu ne parli nel libro.
Ascolta.
C'era una volta una principessa che portava negli occhi il mare perché aveva sempre abitato in una casa la cui finestra era aperta sulle onde. Si era innamorata di un marinaio arrivato di passaggio dalla Turchia. Lei era una principessa albanese che amava tanto le canzoni e le musiche del Mediterraneo. Si erano incontrati e fu attrazione. Ma lei era Albanese e lui Ottomano. Non potevano condividere questo amore e questa passione.
Lui ripartì e tornò in Turchia.
Lei rimase ad aspettarlo sulle rive della Magna Grecia.
I loro popoli erano in guerra. Ma cosa accadde? Una notte giunse al Castello della principessa un'aquila e le parlò dicendole:
"Non tempo passerà
Che il prode guerriero
Ritornerà
Perché amore vince
E vince sempre
Anche quando il buio sembra restare senza aurora
E doni porterà per restare con la sua principessa che guarda il mare e danza con le rose di sabbia tra i deserti dell'anima. Non scoraggiarti mia principessa.
Io Aquila sono giunta a te per annunciarti il suo ritorno... ".
Così fu.
In una notte di luna in tempesta il marinaio turco bussò alla sua finestra...
È una favola? La favola bella che ieri ci illude e che ora continua ad illuderci.
Si una favola. Ma i viaggi sono fatti di favole. Sono a volte favole.
Chiediamolo allo scrittore che ha scritto il suo VIAGGIO ACCANTO.
Allo scrittore non bisogna mai chiedere perché ha scritto un libro. Scrive perché ha bisogno di toccare il visibile e l'invisibile. Come Ulisse.
Il viaggio accanto che viviamo è il viaggio alla ricerca di tutto ciò che è perduto.
Ma non esiste ciò che è perduto. Altrimenti Itaca non avrebbe senso.
Già. Itaca! Abbiamo bisogno di una Itaca per non sentirci soli smarriti sconfitti. Itaca è il ritorno ma è anche la vittoria.
Ciò che noi cerchiamo in fondo è nostro padre nostra madre. Le radici!
"Ho cercato il mio viaggio e ho ritrovato i ricordi.
Li ho visto danzare sotto la luna dell'ultimo giorno di maggio.
Avevano ombre e bellezza.
Avevano luci e buio.
Ho cercato sempre la mia Itaca dal giorno che il mare mi ha portato oltre.
Ho vissuto il tremore delle onde e le paure degli scogli.
Ho vissuto la grotta chiusa osservando gli orizzonti che conducono a Penelope.
Il mio viaggio è l'accanto del mistero.
Siamo mistero e siamo dubbio.
Siamo incerti e siamo nuvole.
Ma Itaca ci aspetta.
Itaca mi aspetta anche quando il silenzio prende il sopravvento.
La mia isola è la memoria di mio padre.
La mia terra è la consolazione di mia madre.
Non potrei vivere senza pensare al viaggio.
Sarà un viaggio accanto e a volte dentro.
Non temere. Non temere mai il mare quando porti in te la luce".
Siamo giunti al porto?
Al porto siamo giunti e ancora ascoltiamo il mare e viviamo il viaggio.
Noi siamo viaggio perché resta la meta e il sogno. L'infinito e il ritorno.
SIAMO UN VIAGGIO. UN VIAGGIO ACCANTO E ABBIAMO TANTA PAZIENZA.
La pazienza?
Si abbiamo bisogno di tanta pazienza.
Tu caro scrittore sei stato tante volte in Turchia e hai viaggiato il Mediterraneo ma il tuo vero viaggio è quello che porti accanto.
Lo so e lo abbiamo capito. Ecco perché il tuo compagno senza bussola resta Ulisse.
Omero!
Siamo figli di civiltà sepolte?
Non solo la Grecia. Ma tutto il Mediterraneo porti in te. I canti sufi! Persiani! La Persia il mondo arabo e la Grecia incontrano gli Occidenti.
Tu lo scrivi nel tuo libro.
I canti sufi...
Il senso assoluto. Dell'Assoluto. E poi gli arabi. Sono intrecci e incroci di popoli e di civiltà. Ma in te cosa c'era Penelope Didone o Cleopatra?
In te ci sono le favole. La vita è la favola che ritrovi nel sogno? Forse?
"Avrai il faro della costa nei tuoi sguardi.
Ti guiderà come il sogno di Pitagora.
Sei armonia e incanto ma sai essere anche disarmonia e disincanto.
Mai due amore.
Vivi adesso. Vivi adesso per non smettere di vivere nella morte.
Il tempo ti cammina senza pensarti e pesarti.
Ci saranno memorie.
Di epoche.
Tu sarai sempre il viaggio accanto.
Ora la luna è scesa sullo Jonio.
Le barche sono giunte alla deriva.
Il linguaggio che pensavamo dimenticato non si dimentica mai.
Le favole sono di mare e di bosco.
Sono miti e miti sono fatti di riti e si ripetono. Come sempre.
Ma noi siamo un viaggio.
Un viaggio accanto! ".
Hai ascoltato dunque il fischio?
Nella vita altri fischi si ascolteranno.
Altri treni ci saranno. Altri treni passeranno senza fermarsi alla nostra stazione e altre stazioni resteranno senza alcun passaggio di treni.
Come i porti e le navi.
Anche i porti aspettano navi. Anche le navi che hanno attraversato i venti d'altura cercheranno porti. Le stazioni e i porti.
Mentre gli aerei tagliano il vento.
Già! Ma noi siamo qui.
Con il nostro viaggio.
VIAGGIO ACCANTO!
Il viaggio accanto permette di ascoltare gli echi. Giungono da distanze antiche.
Tra gli echi che non smettono di lasciarsi ascoltare ci sono le voci di mia madre e di mio padre. Arrivano con il vento del Sud e con le maree del Mediterraneo. Li ascolto mentre salgo la scalinata di Trinità dei Monti.
I ragazzi cantano. Hanno suoni. Grazie dei fiori. A volte anche le canzoni di un principe che giocava a guardie e ladri. Il tempo di appartenere alla morte e al canto di "Malafemmena" diventano un sogno e un passo.
Il viaggio accanto è tutto ciò che si vive o tutto ciò che resta vivo per non smarrirsi con la morte. Ma dove finisce il viaggio accanto è comincia il viaggio dentro?
Ciò che il viaggio dentro mi sussurra strazia lo scrittore e lacera l'uomo.
Una voce sottile sussurra:
"QUANDO MIO PADRE LEGGEVA CAROLINA INVERNIZIO ERA UN TEMPO DISTANTE. LONTANANZE. POI LESSE ADDIRITTURA GUY DE MAUPASSANT E LA STORIA FU UN AMORE FOLLE. VEDI COM'È PASSATO IL TEMPO? MA A CHI LO DICO?
QUANDO MIA MADRE ASCOLTAVA IL TANGO DELLE CAPINERE IO ERO APPENA NATO. ANCHE QUESTO TEMPO È ANDATO VIA. MA A CHI RACCONTO TUTTO CIÒ?
AL MIO VIAGGIO... ".
Ecco...
La voce eco è una trama passeggera di nostalgia...
Il treno dunque fischia sempre in arrivo e in partenza...
Anche la nave...
Il viaggio è un viaggiare e resta tale sino al giorno in cui non ci sarà più viaggio...
Ma questo signori miei è impossibile.
Avete udito?
IMPOSSIBILE!
OGNUNO DI NOI È UN VIAGGIO ACCANTO...
Occorre sempre alla prima fermata scendere. Guardarsi intorno e poi decidere di risalire o di proseguire con i propri passi il VIAGGIO che abita il nostro cuore.