La principessa dai capelli rossi osservò il tramonto
di Pierfranco Bruni
La principessa dai capelli rossi aveva tra le mani una rosa.
Poi comparve la luna. Onde di vento e vento di suoni nelle atmosfere e scenari d’Oriente. La luna si spezzò all’improvviso e fu un incanto o un incantesimo.
C’era una volta…
Scendono i raggi di luce riflessi sul mare e tutto crea uno scenario in cui la vita si sperde, la vita si ritrova e resta, alla fine, soltanto una clessidra, nella quale la sabbia non è altro che un granellare di ricordi degli anni e del tempo o della memoria.
Il tempo si fa mite, è un tempo altro.
Il tempo si agita in un tempo che porto dentro di me.
Il tempo ha le nuvole sparse come le nuvole di Pavese sparse o quelle di D’Annunzio o le nuvole di Aristofane. Queste nuvole che si agitano e sono ombre che ci camminano accanto e ci camminano dentro e sono nuvole e lasciano il chiarore dopo la pioggia caduta sui tuoi capelli.
C’era una volta una principessa dai capelli rossi e mi raccontava spesso la favola di due amanti che erano distanti.
Vivevano distanti, e il loro amore non era abbastanza, era molto di più dell’abbastanza. Vivevano nella magia, nell’alchimia, nelle parole dette, nelle parole promesse, nelle parole che sono diventate “attesa”.
La principessa dai capelli rossi veniva da un paese lontano.
Questo paese si chiamava Youcatan.
Aveva delle belle labbra e degli occhi profondi che portavano il Mediterraneo nello sguardo. Quei capelli avevano qualcosa di misterioso e tutto si nascondeva tra quei riccioli, tra quello scorrere le mani tra i capelli.
Le mie mani tra i suoi capelli intrecciati.
Poi un giorno si tagliò i capelli e la principessa dai capelli lunghi e rossi divenne la principessa dai corti capelli rossi e il suo sguardo era sempre profondo, incavato tra le cavità dell’anima.
Nella conchiglia dell’anima si raccontava la sua vita: un’infanzia di paese, distante, e raccoglieva margherite, raccoglieva a volte silenzi, ma tutto aveva un principio che è il sogno.
Le principesse vivono il sogno, ma la vita come può essere vissuta senza ancorarsi a un filo di sogno, senza ancorarsi a un orizzonte di mare che diventa orizzonte di cielo tra il limite e il mare che non finisce e del cielo che è infinito?
Eppure la principessa dai capelli rossi osservava questa lontananza di limite, questa lontananza di confini, dove il cielo e il mare sembrano unirsi, legarsi…
Ma che cos’è legare, unire?
Non è forse incontrare e incontrarsi? Non è forse abbandonare il senso di estraneità che c’è tra i popoli, le civiltà e anche tra i silenzi?
Io nelle notti in cui le nuvole diventano bianche riascolto la voce della principessa dai capelli rossi e anche la sua voce è qualcosa di magico, sembra accarezzarmi con la sua voce dicendomi:
“Non badare mai al tempo che passa. Cerca di viverlo il tempo nel momento in cui tu lo vivi e quando il tempo è passato, tu non lo rincorrere. Non ha senso rincorrere il tempo passato.
Cerca di essere presente nel tempo che vivi perché soltanto così tu puoi essere nella vita, perché rincorrendo il tempo che è passato anche tu, insieme al tempo e a tutto ciò che è vissuto, si diventa memoria. Una luna memoria.
Tutto diventa memoria. Attenzione però, continua a dirmi la principessa dai capelli rossi, “non tentare mai di fermare il tempo, affrontalo il tempo che vivi ma non attraversarlo con l’obiettivo di riportarlo indietro”.
E’ un rischio, e qual è questo rischio?
Ti ricordi la storia del ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde? Quel ritratto è la metafora che non devi mai dimenticare. Io posso dirti soltanto di non correre il rischio che questo specchio del tempo, che sembra infrangibile, possa spezzarsi, perché spezzandosi, questo specchio del tempo che diventa tempo indefinibile, si spezza anche la bellezza.
La bellezza non puoi spezzarla, la bellezza la vivi nel quotidiano, non dicendo: ‘Ricordi… abbiamo vissuto un grande amore’ dicendo ‘Abbiamo vissuto un grande amore’ non si fa altro che dare il senso compiuto alla bellezza, che si è rotta, alla bellezza che si rompe, o alla bellezza pensando a ciò che si romperà, che si spezzerà.
”Non dimenticare” mi dice ancora la principessa dai capelli rossi “Non dimenticare mai, perché nulla va dimenticato, ma vivi questa magia che è il tuo incanto. Vivila oggi questa magia, e non quando la magia è sfuggita, perché le magie sfuggono al tatto, sfuggono tra le mani, sfuggono tra gli occhi, nello sguardo, nelle distanze, nelle lontananze.
Tu sei un uomo che sa ascoltare, tu sei un uomo che sa vivere il silenzio, tu sei un uomo che sa abitare la solitudine. Questi tre viaggi sono i viaggi del tuo esistere e del tuo esistente e del tuo quotidiano, e in questo quotidiano vivimi profondamente senza mai distaccarti da questo nostro incontro che è abbastanza, né di più né tantomeno un po’ oltre l’abbastanza”.
Ho ascoltato le parole della principessa dai capelli rossi e spesso le sue parole mi ritornano soprattutto quando sono in viaggio.
Già… quando sono in viaggio le sue parole mi ritornano, sono una recita, sembrano una poesia o sono una favola. La favola e la poesia accompagnano il mio desiderio di essere favola e di vivere la favola, ma accompagnano anche il mio percorrere il magico sentiero che gli sciamani mi hanno indicato.
Io sono figlio di uno sciamano che mi ha insegnato a raccogliermi nella pazienza perché soltanto la pazienza potrà darmi il senso compiuto della comprensione, perché chi riesce a comprendere, mi diceva lo sciamano, è già dentro la pazienza e chi è dentro la pazienza vuol dire che ha saputo ascoltare, e ha saputo comprendere e non ha mai giudicato.
Questo mi diceva lo sciamano consegnandomi un taccuino.
Ora mi trovo tra le parole della principessa dai capelli rossi e queste ultime parole dello sciamano.
Io sono figlio dello sciamano e questo sciamano mi ha insegnato, oltretutto, un’impeccabilità di vivere, l’impeccabilità di essere nella vita. A volte, però, la malinconia prende il sopravvento e si fa pungente, atroce. La malinconia si fa violenta e diventa distrazione, naufragio, che potrebbe portarmi alla deriva, ma io devo vincere la malinconia. Io devo essere più forte della malinconia, anzi devo convincermi che la pazienza è vincente rispetto alla malinconia e soprattutto rispetto alla nostalgia.
Viaggio, in questo momento viaggio e piove.
Piove sul mare, piove su questo mare che ha i destini del Mediterraneo. Quanti destini in questo Mediterraneo… e questo Mediterraneo ha saputo raccogliere le parole della principessa dai capelli rossi e il senso dello sciamano.
Capire, comprendere, abitare la solitudine e la pazienza non significa sentirsi soli, significa sentirsi sempre insieme con se stessi e sentirsi sempre insieme con se stessi è il passaggio fondamentale del paesaggio dell’anima.
Entrambi sembrano dirmi:
“Vivi fino in fondo il paesaggio dell’anima. Non distaccarti, non essere tu a tagliare il cordone con il paesaggio dell’anima perché soltanto nel paesaggio dell’anima tu scoprirai te stesso”.
La principessa dai capelli rossi un giorno mi prese le mani. Guardò il palmo della mia mano, le rughe e le linee e mi disse:
“Ora cammina fino a quando puoi. Viaggia fino a quando puoi. Ci sarà un giorno e un tempo in cui incontrerai il deserto. Non aver timore, il deserto verrà superato se tu avrai la consapevolezza che anche il deserto può esser superato dalla pazienza e queste linee sul palmo della tua mano segnano i tanti viaggi che hai compiuto e che devi compiere e quando verrà il tuo ultimo viaggio, non temere, non farti prendere dalla paura, ma lasciati vivere nell’oblio e nell’ozio, vedrai che le parole saranno altro da te e il silenzio non finirà perché le voci che ti porti dentro, e che ti viaggiano accanto, sono sempre e sempre saranno le voci che ti accompagneranno”.
Poi la principessa dai capelli rossi mi guardò negli occhi, mi prese il volto e mi baciò.
Un bacio sulle labbra.
Questa è la storia che storia non è. Forse è un favola, ma oltre la favola c’è il mistero e il mistero vive sempre nel canto della pietà. Noi siamo mistero e pietà.
Il canto della pietas è dentro questo nostro profondo cercarci cercarti, vissuti vivendo. Non temere mai perché il “Dio del Sole” non ti abbandonerà e quel Dio che tu chiami “Dio del Sole” è un Dio che ha attraversato i deserti, i venti, il diluvio, i nubifragi. E’ quel Dio che ha saputo raccogliere ogni profezia e ha lasciato dentro di te, ha segnato dentro di te, la vita e le vite, tutto il resto può perdersi, può andar via.
Tutto il resto potrebbe essere niente, ma tu non dimenticare mai la pazienza, il mistero e la pietà.
La principessa dai capelli rossi incontrò lo sciamano, si guardarono e poi si rivolsero entrambi verso di me e fecero un segno con il dito, un segno sulla bocca come per dirmi:
“Non parlare, ascolta”.
Io li guardai, e li ho guardati e continuo ad osservarli… lo sciamano e la principessa dai capelli rossi.
La principessa dai capelli rossi si avvicinò e mi diede un altro bacio sulle labbra.
Lo sciamano si affiancò e sorrise mentre la principessa non smise di baciarmi sulle labbra.
La principessa dai capelli rossi osservò il cielo e fissò il tramonto.
Il tramonto disegnava distanze.
di Pierfranco Bruni
La principessa dai capelli rossi aveva tra le mani una rosa.
Poi comparve la luna. Onde di vento e vento di suoni nelle atmosfere e scenari d’Oriente. La luna si spezzò all’improvviso e fu un incanto o un incantesimo.
C’era una volta…
Scendono i raggi di luce riflessi sul mare e tutto crea uno scenario in cui la vita si sperde, la vita si ritrova e resta, alla fine, soltanto una clessidra, nella quale la sabbia non è altro che un granellare di ricordi degli anni e del tempo o della memoria.
Il tempo si fa mite, è un tempo altro.
Il tempo si agita in un tempo che porto dentro di me.
Il tempo ha le nuvole sparse come le nuvole di Pavese sparse o quelle di D’Annunzio o le nuvole di Aristofane. Queste nuvole che si agitano e sono ombre che ci camminano accanto e ci camminano dentro e sono nuvole e lasciano il chiarore dopo la pioggia caduta sui tuoi capelli.
C’era una volta una principessa dai capelli rossi e mi raccontava spesso la favola di due amanti che erano distanti.
Vivevano distanti, e il loro amore non era abbastanza, era molto di più dell’abbastanza. Vivevano nella magia, nell’alchimia, nelle parole dette, nelle parole promesse, nelle parole che sono diventate “attesa”.
La principessa dai capelli rossi veniva da un paese lontano.
Questo paese si chiamava Youcatan.
Aveva delle belle labbra e degli occhi profondi che portavano il Mediterraneo nello sguardo. Quei capelli avevano qualcosa di misterioso e tutto si nascondeva tra quei riccioli, tra quello scorrere le mani tra i capelli.
Le mie mani tra i suoi capelli intrecciati.
Poi un giorno si tagliò i capelli e la principessa dai capelli lunghi e rossi divenne la principessa dai corti capelli rossi e il suo sguardo era sempre profondo, incavato tra le cavità dell’anima.
Nella conchiglia dell’anima si raccontava la sua vita: un’infanzia di paese, distante, e raccoglieva margherite, raccoglieva a volte silenzi, ma tutto aveva un principio che è il sogno.
Le principesse vivono il sogno, ma la vita come può essere vissuta senza ancorarsi a un filo di sogno, senza ancorarsi a un orizzonte di mare che diventa orizzonte di cielo tra il limite e il mare che non finisce e del cielo che è infinito?
Eppure la principessa dai capelli rossi osservava questa lontananza di limite, questa lontananza di confini, dove il cielo e il mare sembrano unirsi, legarsi…
Ma che cos’è legare, unire?
Non è forse incontrare e incontrarsi? Non è forse abbandonare il senso di estraneità che c’è tra i popoli, le civiltà e anche tra i silenzi?
Io nelle notti in cui le nuvole diventano bianche riascolto la voce della principessa dai capelli rossi e anche la sua voce è qualcosa di magico, sembra accarezzarmi con la sua voce dicendomi:
“Non badare mai al tempo che passa. Cerca di viverlo il tempo nel momento in cui tu lo vivi e quando il tempo è passato, tu non lo rincorrere. Non ha senso rincorrere il tempo passato.
Cerca di essere presente nel tempo che vivi perché soltanto così tu puoi essere nella vita, perché rincorrendo il tempo che è passato anche tu, insieme al tempo e a tutto ciò che è vissuto, si diventa memoria. Una luna memoria.
Tutto diventa memoria. Attenzione però, continua a dirmi la principessa dai capelli rossi, “non tentare mai di fermare il tempo, affrontalo il tempo che vivi ma non attraversarlo con l’obiettivo di riportarlo indietro”.
E’ un rischio, e qual è questo rischio?
Ti ricordi la storia del ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde? Quel ritratto è la metafora che non devi mai dimenticare. Io posso dirti soltanto di non correre il rischio che questo specchio del tempo, che sembra infrangibile, possa spezzarsi, perché spezzandosi, questo specchio del tempo che diventa tempo indefinibile, si spezza anche la bellezza.
La bellezza non puoi spezzarla, la bellezza la vivi nel quotidiano, non dicendo: ‘Ricordi… abbiamo vissuto un grande amore’ dicendo ‘Abbiamo vissuto un grande amore’ non si fa altro che dare il senso compiuto alla bellezza, che si è rotta, alla bellezza che si rompe, o alla bellezza pensando a ciò che si romperà, che si spezzerà.
”Non dimenticare” mi dice ancora la principessa dai capelli rossi “Non dimenticare mai, perché nulla va dimenticato, ma vivi questa magia che è il tuo incanto. Vivila oggi questa magia, e non quando la magia è sfuggita, perché le magie sfuggono al tatto, sfuggono tra le mani, sfuggono tra gli occhi, nello sguardo, nelle distanze, nelle lontananze.
Tu sei un uomo che sa ascoltare, tu sei un uomo che sa vivere il silenzio, tu sei un uomo che sa abitare la solitudine. Questi tre viaggi sono i viaggi del tuo esistere e del tuo esistente e del tuo quotidiano, e in questo quotidiano vivimi profondamente senza mai distaccarti da questo nostro incontro che è abbastanza, né di più né tantomeno un po’ oltre l’abbastanza”.
Ho ascoltato le parole della principessa dai capelli rossi e spesso le sue parole mi ritornano soprattutto quando sono in viaggio.
Già… quando sono in viaggio le sue parole mi ritornano, sono una recita, sembrano una poesia o sono una favola. La favola e la poesia accompagnano il mio desiderio di essere favola e di vivere la favola, ma accompagnano anche il mio percorrere il magico sentiero che gli sciamani mi hanno indicato.
Io sono figlio di uno sciamano che mi ha insegnato a raccogliermi nella pazienza perché soltanto la pazienza potrà darmi il senso compiuto della comprensione, perché chi riesce a comprendere, mi diceva lo sciamano, è già dentro la pazienza e chi è dentro la pazienza vuol dire che ha saputo ascoltare, e ha saputo comprendere e non ha mai giudicato.
Questo mi diceva lo sciamano consegnandomi un taccuino.
Ora mi trovo tra le parole della principessa dai capelli rossi e queste ultime parole dello sciamano.
Io sono figlio dello sciamano e questo sciamano mi ha insegnato, oltretutto, un’impeccabilità di vivere, l’impeccabilità di essere nella vita. A volte, però, la malinconia prende il sopravvento e si fa pungente, atroce. La malinconia si fa violenta e diventa distrazione, naufragio, che potrebbe portarmi alla deriva, ma io devo vincere la malinconia. Io devo essere più forte della malinconia, anzi devo convincermi che la pazienza è vincente rispetto alla malinconia e soprattutto rispetto alla nostalgia.
Viaggio, in questo momento viaggio e piove.
Piove sul mare, piove su questo mare che ha i destini del Mediterraneo. Quanti destini in questo Mediterraneo… e questo Mediterraneo ha saputo raccogliere le parole della principessa dai capelli rossi e il senso dello sciamano.
Capire, comprendere, abitare la solitudine e la pazienza non significa sentirsi soli, significa sentirsi sempre insieme con se stessi e sentirsi sempre insieme con se stessi è il passaggio fondamentale del paesaggio dell’anima.
Entrambi sembrano dirmi:
“Vivi fino in fondo il paesaggio dell’anima. Non distaccarti, non essere tu a tagliare il cordone con il paesaggio dell’anima perché soltanto nel paesaggio dell’anima tu scoprirai te stesso”.
La principessa dai capelli rossi un giorno mi prese le mani. Guardò il palmo della mia mano, le rughe e le linee e mi disse:
“Ora cammina fino a quando puoi. Viaggia fino a quando puoi. Ci sarà un giorno e un tempo in cui incontrerai il deserto. Non aver timore, il deserto verrà superato se tu avrai la consapevolezza che anche il deserto può esser superato dalla pazienza e queste linee sul palmo della tua mano segnano i tanti viaggi che hai compiuto e che devi compiere e quando verrà il tuo ultimo viaggio, non temere, non farti prendere dalla paura, ma lasciati vivere nell’oblio e nell’ozio, vedrai che le parole saranno altro da te e il silenzio non finirà perché le voci che ti porti dentro, e che ti viaggiano accanto, sono sempre e sempre saranno le voci che ti accompagneranno”.
Poi la principessa dai capelli rossi mi guardò negli occhi, mi prese il volto e mi baciò.
Un bacio sulle labbra.
Questa è la storia che storia non è. Forse è un favola, ma oltre la favola c’è il mistero e il mistero vive sempre nel canto della pietà. Noi siamo mistero e pietà.
Il canto della pietas è dentro questo nostro profondo cercarci cercarti, vissuti vivendo. Non temere mai perché il “Dio del Sole” non ti abbandonerà e quel Dio che tu chiami “Dio del Sole” è un Dio che ha attraversato i deserti, i venti, il diluvio, i nubifragi. E’ quel Dio che ha saputo raccogliere ogni profezia e ha lasciato dentro di te, ha segnato dentro di te, la vita e le vite, tutto il resto può perdersi, può andar via.
Tutto il resto potrebbe essere niente, ma tu non dimenticare mai la pazienza, il mistero e la pietà.
La principessa dai capelli rossi incontrò lo sciamano, si guardarono e poi si rivolsero entrambi verso di me e fecero un segno con il dito, un segno sulla bocca come per dirmi:
“Non parlare, ascolta”.
Io li guardai, e li ho guardati e continuo ad osservarli… lo sciamano e la principessa dai capelli rossi.
La principessa dai capelli rossi si avvicinò e mi diede un altro bacio sulle labbra.
Lo sciamano si affiancò e sorrise mentre la principessa non smise di baciarmi sulle labbra.
La principessa dai capelli rossi osservò il cielo e fissò il tramonto.
Il tramonto disegnava distanze.