Le parole non hanno senso quando gli sguardi si lacerano
di Pierfranco Bruni
C’erano una volta gli sguardi e le parole…
Forse c’erano una volta e poi?
Quando si lacerano gli sguardi le parole non hanno più senso!. Una volta si raccontò una storia. Anzi, si raccontò un amore che diventò una storia. Non fece altro che ripetersi per epoche, per secoli, per tutto il tempo necessario.
Lui diceva: “Trovami in un granello di vento in una foglia pestata in un silenzio perduto in un gesto di malinconia e sempre in una parola che sa di solitudine. Trovami nell'ombra dopo il buio in una piega di sale di mare in un canto indiano in un passo che sembra il mio passo e nel filo degli orizzonti che seguimmo nei giorni delle malinconie.
Trovami in una parola che ti sembra che sia stata la mia in un paesaggio di voli di aquile in una isola che occupa ormai il pensiero e nelle vacanze che mi hanno cambiato.
Non seguirmi se vuoi io sono soltanto solitudine mai apparenza sempre nostalgia costantemente pazienza. Seguimi se vuoi io vado verso la morte la fine di me e di tutto e nell'ascolto dell'Ecclesiaste ti regalo il mio viaggio che è dentro e accanto ma sempre un viaggio è con tutti gli imprevisti e gli impossibili.
Seguimi se vuoi intrecciati alle mie assenze e trovami se vuoi che ti racconti la mia presenza. Voltati per osservare i miei ricordi. Ho tanti ricordi da non poterne più.
Ma ora amandoti mi incammino.
Vorrei poter sparire senza lasciare sofferenze nel sorriso mio che ho donato per un caffè ancora da gustare.
Fumo una sigaretta come se fosse l'ultimo desiderio di Silvio Pellico...
Sono folle... lo sono sempre stato...
Vorrei essere ricordato ogni tanto con una pagina di un libro che non ho mai scritto... e avrei voluto scrivere tra il tempo della luna e la luna d'Oriente.
Ti saluto dalle mie lacerazioni e come sempre ci incontreremo senza appuntamento...
Ci incontreremo in una piazza di Istanbul per amarci con i baci della passione e dell'amore.
Vado a morire tra gli scogli e il vento con le rose che ho smesso di coltivare per la troppa stanchezza di vivere che ha la pausa dei miei abbandoni.
Ho tentato più volte di farmi crescere la barba perché vorrei che il mio viaggio ultimo mi cogliesse con la barba bianca come gli erranti del deserto.
Ora vado perché andare lo sai cosa è?”
Lei ascoltò le sue parole. Rispose: “A dire il vero non è vero che vivo per amarti. Vero è che ti amo per poter vivere. Se le mie mani accarezzano il tuo seno e la tua bocca ha il miele delle estati tu resti la mia storia vera. Non mi offrire impazienze o parole di vento. Si ama con distacco e con strazio se amore è attesa e mistero”.
Lui interrompendola disse: “Alla mia età tutto è concesso ma io porto memorie di secoli che nessuna altra verità potrà mai lacerare. Convivo con il tempo e i ricordi sono più della vita. Non ti chiedo di accettare ma di non cambiare. Il mio è destino e profezia. Il mio nome è Nessuno e quando perdo il viaggio dei mari e delle lontananze è la mia anima che mi abita l'isola”.
Lei riprese: “Non chiederti perché. Non ha senso. Dall'alba ho il mare nello sguardo.
Ho vissuto abbastanza per cercare altre vite. Nel mio esilio tu sei la luna
ma io non posso lasciare l'esilio. Ho nostalgie che devo custodire non solo per me”.
Lui: “Come i naviganti senza bussola osservo ogni giorno il nascere delle aurore.
Itaca mi abita e il tempo non ha rimorsi o rimpianti ma sono io che porto negli occhi il viaggio di chi non c'e più. Si ti scrivo dalla mia malinconia è soltanto perché tu mi appartieni. Sono tanto stanco che mi addormenterei sul tuo seno e dormirei il sonno dei morti. Starei così come morto e resterei morto con il sonno infinito”.
Tutto poi finì!
La storia non smise di raccontarsi e dell’amore tra lei e lui non si seppe più nulla. Quando si lacerano gli sguardi le parole non hanno più senso.
Il tempo è necessario nel momento in cui diventa tempo vissuto.
Ci sono echi. Voci fuori campo. Sembrano. C’è la luna. Ci sono suoni. La voce si ascolta in una recita.
Così:
Cristo un giorno,
ma era di notte,
mi disse:
"Resta con me.
Ti farò capire il segreto che lega il tradire al rinnegare
e il finire in Croce alla Passione.
Tu potresti avere bisogno di me.
Io ho sicuramente
la necessità di non perderti
perché nella mia Luce
ci sono i nostri cammini".
Poi mi salutò
e svanì
come le nuvole
di Aristofane.
Io ascolto sempre
l'ora in cui mi parlò.
LE PAROLE NON HANNO SENSO QUANDO SONO GLI SGUARDI A PORTARE ECHI…
Forse c’erano una volta!
di Pierfranco Bruni
C’erano una volta gli sguardi e le parole…
Forse c’erano una volta e poi?
Quando si lacerano gli sguardi le parole non hanno più senso!. Una volta si raccontò una storia. Anzi, si raccontò un amore che diventò una storia. Non fece altro che ripetersi per epoche, per secoli, per tutto il tempo necessario.
Lui diceva: “Trovami in un granello di vento in una foglia pestata in un silenzio perduto in un gesto di malinconia e sempre in una parola che sa di solitudine. Trovami nell'ombra dopo il buio in una piega di sale di mare in un canto indiano in un passo che sembra il mio passo e nel filo degli orizzonti che seguimmo nei giorni delle malinconie.
Trovami in una parola che ti sembra che sia stata la mia in un paesaggio di voli di aquile in una isola che occupa ormai il pensiero e nelle vacanze che mi hanno cambiato.
Non seguirmi se vuoi io sono soltanto solitudine mai apparenza sempre nostalgia costantemente pazienza. Seguimi se vuoi io vado verso la morte la fine di me e di tutto e nell'ascolto dell'Ecclesiaste ti regalo il mio viaggio che è dentro e accanto ma sempre un viaggio è con tutti gli imprevisti e gli impossibili.
Seguimi se vuoi intrecciati alle mie assenze e trovami se vuoi che ti racconti la mia presenza. Voltati per osservare i miei ricordi. Ho tanti ricordi da non poterne più.
Ma ora amandoti mi incammino.
Vorrei poter sparire senza lasciare sofferenze nel sorriso mio che ho donato per un caffè ancora da gustare.
Fumo una sigaretta come se fosse l'ultimo desiderio di Silvio Pellico...
Sono folle... lo sono sempre stato...
Vorrei essere ricordato ogni tanto con una pagina di un libro che non ho mai scritto... e avrei voluto scrivere tra il tempo della luna e la luna d'Oriente.
Ti saluto dalle mie lacerazioni e come sempre ci incontreremo senza appuntamento...
Ci incontreremo in una piazza di Istanbul per amarci con i baci della passione e dell'amore.
Vado a morire tra gli scogli e il vento con le rose che ho smesso di coltivare per la troppa stanchezza di vivere che ha la pausa dei miei abbandoni.
Ho tentato più volte di farmi crescere la barba perché vorrei che il mio viaggio ultimo mi cogliesse con la barba bianca come gli erranti del deserto.
Ora vado perché andare lo sai cosa è?”
Lei ascoltò le sue parole. Rispose: “A dire il vero non è vero che vivo per amarti. Vero è che ti amo per poter vivere. Se le mie mani accarezzano il tuo seno e la tua bocca ha il miele delle estati tu resti la mia storia vera. Non mi offrire impazienze o parole di vento. Si ama con distacco e con strazio se amore è attesa e mistero”.
Lui interrompendola disse: “Alla mia età tutto è concesso ma io porto memorie di secoli che nessuna altra verità potrà mai lacerare. Convivo con il tempo e i ricordi sono più della vita. Non ti chiedo di accettare ma di non cambiare. Il mio è destino e profezia. Il mio nome è Nessuno e quando perdo il viaggio dei mari e delle lontananze è la mia anima che mi abita l'isola”.
Lei riprese: “Non chiederti perché. Non ha senso. Dall'alba ho il mare nello sguardo.
Ho vissuto abbastanza per cercare altre vite. Nel mio esilio tu sei la luna
ma io non posso lasciare l'esilio. Ho nostalgie che devo custodire non solo per me”.
Lui: “Come i naviganti senza bussola osservo ogni giorno il nascere delle aurore.
Itaca mi abita e il tempo non ha rimorsi o rimpianti ma sono io che porto negli occhi il viaggio di chi non c'e più. Si ti scrivo dalla mia malinconia è soltanto perché tu mi appartieni. Sono tanto stanco che mi addormenterei sul tuo seno e dormirei il sonno dei morti. Starei così come morto e resterei morto con il sonno infinito”.
Tutto poi finì!
La storia non smise di raccontarsi e dell’amore tra lei e lui non si seppe più nulla. Quando si lacerano gli sguardi le parole non hanno più senso.
Il tempo è necessario nel momento in cui diventa tempo vissuto.
Ci sono echi. Voci fuori campo. Sembrano. C’è la luna. Ci sono suoni. La voce si ascolta in una recita.
Così:
Cristo un giorno,
ma era di notte,
mi disse:
"Resta con me.
Ti farò capire il segreto che lega il tradire al rinnegare
e il finire in Croce alla Passione.
Tu potresti avere bisogno di me.
Io ho sicuramente
la necessità di non perderti
perché nella mia Luce
ci sono i nostri cammini".
Poi mi salutò
e svanì
come le nuvole
di Aristofane.
Io ascolto sempre
l'ora in cui mi parlò.
LE PAROLE NON HANNO SENSO QUANDO SONO GLI SGUARDI A PORTARE ECHI…
Forse c’erano una volta!